Il fallimento per apprendere più rapidamente

Nel primo giorno del PNL Practitioner, il primo livello di specializzazione in Programmazione Neuro-Linguistica, quandospieghiamo i presupposti della PNL e citiamo che: “Non esiste fallimento, ma solo feedback!” molti corsisti restano increduli. Eppure è così! Non c’è storia di vera crescita, personale, professionale o sportiva, che non sia stata costruita attraverso errori, sconfitte, delusioni e fallimenti! 

In questo post ti raccontiamo un successo sportivo nato proprio da un fallimento! Troviamo che le metafore sportive siano molto indicative e preziose anche per la vita e poi, come mental coach sportivitutti i giorni vediamo come un fallimento o un errore di un atleta, opportunamente ristrutturato, può fare la differenza tra rimanere un abile sportivo amatoriale o diventare un campione di successo!

Nadal chi?
Nel 1999 un giovanissimo Rafael Nadal ha tredici anni e perde la semifinale del torneo di tennis Petits As, un campionato del mondo per giocatori dai dodici ai quattordici anni. Chi lo batte, e che poi vincerà il torneo, è il suo coetaneo francese Richard Gasquet. I due hanno la stessa corporatura, ma gli esperti affermano che Gasquet è ad un tale livello che nessun altro giocatore, così giovane, ha mai raggiunto prima. A nove anni era già sulla copertina di Tennis Magazine!

Nadal, dopo essersi congratulato con il suo avversario francese, si lascia cadere sulla sedia, deluso e frastornato!

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Perchè le persone non fanno ciò che dovrebbero?

Se bastasse dire alle persone ciò che dovrebbero fare, affinché lo facciano, vivremmo in un mondo perfetto!

Oggi abbiamo concluso 4 intensi incontri del Vivi al meglio con la PNL, a Milano e a Roma, grazie ai quali tante persone hanno approcciato per la prima volta all’affascinante mondo della Programmazione Neuro-Linguistica.

In queste poche ore, hanno scoperto che nella mente di ogni persona si nascondono dei meccanismi che non possono essere ignorati, se si ha l’obiettivo di conoscere realmente gli altri e avere successo nella vita.

In tanti, durante il corso, hanno espresso una perplessità mista a frustrazione, racchiusa in questa domanda:

Perché le persone non fanno ciò che dovrebbero?

Io dico a mio figlio che non deve mangiare sempre cioccolata, ma non lo fa!

Ho detto alla mia amica che deve assolutamente chiudere quella relazione, ma non mi ascolta!

Ho detto al mio compagno di iniziare un percorso di formazione con me, ma non è venuto!

Io so che ho bisogno di cambiare, ma poi non lo faccio!

Cosa si nasconde sotto questi rifiuti?

Le persone odiano che tu gli dica cosa devono fare! 

Quando ascoltano: “Stai sbagliando, devi fare così!” ecco che alzano subito un muro di difesa, perché se ti dessero ragione, dovrebbero ammettere di star sbagliando. E a nessuno piace sentirsi in torto! 

Quindi? Non devo dire nulla?

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Come fai a sapere se una ragazza è interessata a te?

Come fai a sapere se una ragazza è interessata a te? 

Tanti uomini non riescono a cogliere i segnali che inviano le donne e continuano a corteggiarle fino a prendere dei clamorosi pali in faccia!

Perché non evitare questo spiacevole finale, prestando attenzioni ai messaggi che invia la donna?

Come li invia? Con whatsapp? Con messaggi di fumo?

No. Li invia semplicemente con il suo corpo.  

Per educazione, nessuna persona al mondo dice ciò che pensa al 100%, perché la cruda verità è anti-sociale! Ti immagini se dicessi alla tua donna: “Mamma mia, questo vestito ti sta da schifo!“; se dicessi ad un conoscente che ti sta parlando: “Ti sei lavato i denti stamattina? Ti puzza l’alito!” oppure al tuo capo che ti chiede di fare una cosa, rispondergli: “Ma fattela da solo! Io non ho voglia!“.

Diventeresti un nemico pubblico. Perderesti tutti gli amici, il tuo lavoro andrebbe a rotoli e resteresti single a vita.

Le bugie sociali sono necessarie per poter mantenere sane relazioni. Triste? Forse. Vero? Sì.

La questione è che le bugie vengono raccontate con le parole e le parole sono molto controllabili perché collegate alla razionalità. Molto più difficile è mentire con il corpo! Il corpo è collegato all’inconscio, alla parte più vera di noi che, spesso e volentieri, prende il sopravvento.

Quali, oltre che con le parole, con quali parti del corpo comunica la donna?

La postura
Il contatto oculare
La distanza spaziale
Il suo tono di voce
I movimenti delle mani, delle braccia e delle gambe
Le espressioni del viso

Quando una donna è interessata a te, tende a ridurre la distanza tra te e lei e lo fa avvicinandosi con il corpo verso di te e/o spostando qualsiasi oggetto che si frappone tra te e lei. Ad esempio, se siete al ristorante, sposterà all’esterno del tavolo bottiglie e bicchieri o se siete ad una festa, eviterà di avere davanti a sé quel bicchiere che funge sempre da barriera di difesa.

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Come si diventa campioni nello sport?

L’atteggiamento mentale con cui ci avviciniamo alle diverse situazioni può determinare il successo o il fallimento!

Cosa differenzia gli atleti di vertice da tutti gli altri? La mente!

L’importanza del lato mentale negli atleti è stata brillantemente sottolineata da una leggenda del basket, Kareem Abdul-Jabbar: “La tua mente è ciò che fa funzionare tutto il resto”. Il grande tennista Novak Djokovic spiega: “Tra i primi 100 giocatori della classica ATP fisicamente non c’è molta differenza… È la capacità mentale di gestire la pressione che ti permette di giocare bene nei momenti giusti”.

È abbastanza chiaro, che per diventare campioni nello sport, l’aspetto mentale conta molto! Da sola, la capacità fisica raramente si traduce in una prestazione superiore sul campo superiore alle altre. Anche gli atleti naturalmente più dotati, se vogliono realizzare appieno il proprio potenziale, hanno bisogno di eccezionali risorse fisiche e mentali, perché il segreto per raggiungere prestazioni eccellenti non è il loro innato atletismo o la loro tecnica sopraffina, bensì la loro mente!

Dietro le quinte, i campioni, ammettono che la loro mente ha migliorato le loro doti naturali! Hanno sì trascorso migliaia di ore in piscina, in palestra, in pista o sul campo, ma nello stesso tempo hanno allenato anche la mente!

Un’altra bellissima testimonianza sull’importanza dell’allenamento mentale per diventare campioni nello sport ci arriva dal fondista Paavo Nurmi, soprannominato il “finlandese volante”, vincitore di ben nove medaglie d’oro olimpiche, che dice: “La mente è tutto. I muscoli sono solo pezzi di gomma. Tutto ciò che sono, lo sono grazie alla mia mente”.

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Quanto costa diventare coach professionista?

È una delle domande che riceviamo maggiormente! La riceviamo in aula mentre eroghiamo i corsi del percorso per diventare un coach professionista, la riceviamo via email e la riceviamo quasi ogni volta che qualche cliente potenziale chiama il numero verde della nostra scuola di formazione.

Ci è parso più che giusto scriverci un post, per rispondere, in modo più articolato, ad una domanda molto frequente!

Iniziamo col dire che con la parola “costo” non vogliamo assolutamente prendere in considerazione la cosa solamente dal punto di vista finanziario! Ci sono cose che valgono molto più del denaro, come ad esempio il tempo. Ci piace poi trasformare la parola “costo” in investimento! Già, per diventare un coach professionista e quindi aiutare se stessi e gli altri a raggiungere i propri obiettivi, a fare chiarezza su cosa è davvero importante e, in definitiva, a vivere una vita migliore, è di investimento che bisogna iniziare a parlare!

Prima di dare un po’ di numeri concreti, in termini di tempo e risorse economiche, per diventare un coach professionista, è quantomeno indispensabile capire di cosa stiamo parlando! Nel mare magnum della formazione, nostrana ed estera, esistono decine di corsi che hanno nel proprio nome la parola coach / coaching, ma questo non garantisce assolutamente che una volta frequentato tu possa essere un coach e farne addirittura una professione. Quando parliamo di come si diventa e quanto bisogna investire per diventare un coach professionista, ci stiamo riferendo esclusivamente ai percorsi riconosciuti dalle associazioni di categoria, che in base alla legge n. 4/2013, sono chiamate a far rispettare scuole, corsisti e futuri coach, tutta una serie di regole deontologiche e di codici di condotta, affinché al cliente finale sia garantita un minimo di professionalità.

Ci sono poche strade, e assolutamente nessuna scorciatoia, che portano ad essere un Coach accreditato, riconosciuto come professionista!

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4 effetti collaterali della crescita personale

Quali sono gli effetti collaterali della crescita personale?

Questo post è dedicato a tutte le persone che hanno intrapreso un percorso di crescita personale e si sentono diverse, confuse e stranamente… sole.

Conosciamo bene i principali effetti collaterali della crescita, sia per esperienza personale, che per l’esperienza di tutte le belle persone che frequentano i nostri corsi di formazione o iniziano un percorso di coaching

Eccoli elencati:

Ti senti affascinato dal nuovo mondo della crescita personale, ma, nello stesso tempo, ti senti turbato.
Com’è possibile che ho ignorato per così tanto tempo questo mondo e perché in tanti ancora lo ignorano?In tanti lo ignorano perché le strategie più efficaci di crescita personale non vengono insegnate né a scuola, né all’Università. Quindi le scopre e le sfrutta a suo vantaggio, per avere successo, solo chi si mette in discussione e se le va a prendere autonomamente, attraverso specifici corsi di formazione. 

Inizi a porti nuove domande che prima non ti ponevi. 
Cosa voglio veramente?
L’obiettivo che voglio raggiungere è mio o, in fin dei conti, è della mia famiglia?
Mi sto dedicando a quello che mi appartiene davvero o lo sto facendo per dimostrare qualcosa agli altri?Domande che, in un primo momento, ti fanno provare un senso di smarrimento e di paura, perché ti proiettano in un futuro che ancora non conosci, verso risposte che non hai ancora a portata di mano e verso parti di te ancora inesplorate. 

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Sports Performance Coaching: allenare la mente per vincere

Lo Sports Performance Coaching si rivolge al mondo degli allenatori, delle squadre, dei singoli atleti, professionisti e amatori, e a tutti coloro che operano nel mondo dello sport.

Se anche tu sei uno sportivo, e quindi ti occupi o ti diverti a fare sport, perché magari sei un professionista o ti diletti a praticare attività sportiva, sei impegnato quotidianamente a migliorare la tua prestazione. Oppure, se sei un allenatore, e quindi aiuti gli atleti e le squadre a sfruttare meglio il loro potenziale, continua a leggere questo articolo perché vedremo quanto è importante la preparazione mentale.

E, iniziamo a farlo partendo dalle parole di chi viene definito il padre del coaching moderno, cioè Timothy Gallwey:

“Ogni sforzo umano impegna due arene: quella esterna e quella interna. Il gioco esterno è giocato contro ostacoli esterni (l’avversario) e per raggiungere un obiettivo. Il gioco interiore avviene all’interno della mente e si gioca contro ostacoli autoimposti (paura, insicurezza, dialogo interno depotenziante, convinzioni limitanti e mancanza di concentrazione), che impediscono ad un individuo o un gruppo di accedere al loro pieno potenziale.” 

Infatti, in ambito sportivo, chiunque voglia ottenere performance di alto livello ed emergere deve ottimizzare l’allenamento mentale, tecnico-tattico e fisico.

L’aspetto mentale può influire e compromettere la performance rendendo meno efficaci gli altri aspetti, oppure può sostenerli e consentire di esprimerli al meglio, innalzando il livello della prestazione, come puoi vedere dal “Triangolo della Performance”.

Lavorando da diverso tempo con gli sportivi professionisti e non, ci siamo resi conto che non si può prescindere da alcuna di queste, perché le persone ottengono i loro migliori risultati solo quando sono tutte al massimo livello.

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5 miti da sfatare sulla PNL

La PNL, un’affascinante ed utile disciplina che, per molti, è ancora avvolta dal mistero!

Ci sono tanti pregiudizi e false credenze che circolano ancora sulla Programmazione Neuro-Linguistica. Perché?

Perché è una disciplina relativamente giovane, nata negli anni ’70 in America e diffusa in Italia, nella seconda metà degli anni ’80.

Perché, agli esordi, è stata utilizzata nell’ambito delle vendite ed è stata, pertanto, vista in malo modo dai più.

Perché in tanti ancora ignorano cosa sia.

Perché alcuni si improvvisano esperti di PNL, solo dopo aver letto qualche libro, e fanno, purtroppo, una pessima pubblicità ad una disciplina che ha un enorme valore.

Dati questi motivi, vogliamo sfatare 5 miti che circolano sulla PNL: 

1. La PNL è un metodo truffaldino per i venditori. Falso.

La vera PNL nasce con lo scopo di rendere libere le persone, non di truffarle. Questa falsa credenza è dovuta al fatto che la PNL è nata nell’ambito della vendita ed è stata mal utilizzata da persone che hanno preso 4/5 tecniche della PNL e le hanno applicate per scopi poco etici.

Il problema di questo non è dovuto alla PNL, ma a chi l’ha utilizzata in modo distorto! Qualsiasi strumento può essere positivo o negativo, dipende da come lo utilizzi. Il coltello è utilissimo, la questione è se lo utilizzi per tagliare la carne o per accoltellare qualcuno! 
Ad oggi la PNL è utilizzata in tanti contesti diversi, in ambito aziendale, life, sportivo e di team, per aiutare le persone a stare bene, a potenziare le proprie performances e raggiungere i propri obiettivi.

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Sai cosa c’è sotto ogni comportamento?

… un’intenzione positiva!

Che significa?

Significa che:

Ogni persona fa il meglio che può, con quello che è e che ha in un dato momento.

Questo implica che nessuno fa qualcosa per cattiveria. La cattiveria non esiste!

Esiste l’ignoranza.
Se qualcuno si comporta in modo “cattivo” o “sbagliato” è perché ignora qualcosa.

Che cosa? Può ignorare:

Cosa a te ferisce o dà fastidio;
Gli strumenti di comunicazione efficace;
Le conseguenze delle sue azioni;
Le scelte alternative che potrebbe fare;
L’impatto che hanno le sue parole sugli altri;
L’influenza che le sue emozioni hanno sui suoi comportamenti.

Come vedi, i motivi sono tanti, ma la causa di tutti è la stessa: l’ignoranza!

Se una persona ha avuto un comportamento “sbagliato” o “cattivo” è perché, in quel momento, non aveva altra scelta, per mancanza di conoscenza e/o di risorse.

Un esempio concreto.

Non riesco a perdonare mio padre, perché mi sgridava sempre quando ero piccolo.

Sei sicuro che tuo padre è stato cattivo o, piuttosto, non aveva le risorse per comportarsi in modo positivo?

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Hai un mindset statico o dinamico?

Ti sei mai chiesto che tipo di mindset o atteggiamento mentale hai? E se questo è statico o dinamico?

Se ancora non ti sei posto queste due domande, ti invitiamo a farlo leggendo questo articolo. Perché, essere consapevole delle risposte è fondamentale per esprimerti al meglio in ciò che fai ed essere felice.

Spesso il senso comune e la cultura dominante considerano il talento come qualcosa di innato ed il potenziale come qualcosa che si forma e si consolida nei primi anni della nostra vita.

Le nuove ricerche nel campo neuro-scientifico mettono sempre più in discussione queste convinzioni.

In effetti, ciò che tu sei e quello che ottieni non è solo frutto delle tue abilità innate, ma soprattutto del modo in cui ti approcci ai tuoi obiettivi.  Le qualità, le attitudini di base e la forma mentis con cui vedi te stesso e il mondo non sono infatti da considerare come elementi ereditari e immutabili, ma possono essere modificati con il tempo e l’impegno.

E il modo in cui interpreti le difficoltà e la strada per realizzare al meglio il tuo potenziale sono sotto la tua responsabilità e, quindi, sono il frutto del tuo impegno.

E, quindi:

Perché non raggiungi gli obiettivi che ti prefiggi?

Quale atteggiamento mentale ti consente di esprimere tutto il tuo potenziale?

Come fare per cambiare il tuo atteggiamento mentale?

Si tratta di modificare la tua forma mentis da statica a dinamica, ovvero di considerare che le capacità si possono acquisire e sviluppare lungo tutta la tua vita fino a raggiungere risultati inaspettati. 

Ecco quali sono le principali caratteristiche e i modi di pensare di un MINDSET STATICO:

Il fallimento è il limite delle mie capacità.
Io sono bravo o meno a fare qualcosa.
Non mi piace essere sfidato.
Posso farlo oppure no.
Le mie capacità sono immutabili.
Il mio potenziale è predeterminato.
Quando sono frustrato, mi arrendo.
Il feedback e la critica sono personali.
Mi baso su quello che so.

Questo tipo di mentalità statica influenza il modo in cui interpreti il mondo e le situazioni che vivi, mettendoti in una posizione giudicante e ripetitiva che, senza scampo, ti porta a fallire i tuoi obiettivi.

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