In un mondo in cui l’evoluzione tecnologica, culturale e sociale ha raggiunto ritmi sempre più alti, per le aziende nascono sfide sempre più competitive (vedi l’ultima impresa “SpaceX” di Elon Musk).
Per stare al passo con i tempi e superare queste ardue prove, il Manager di oggi deve avere al suo seguito un Team di collaboratori preparato e, soprattuto, motivato nel perseguire lo scopo e gli obiettivi aziendali.
La motivazione è qualcosa che nasce e si alimenta nel cuore e nella mente delle persone.
Per far trovare la motivazione ai propri collaboratori non è più sufficiente adottare i vecchi schemi di management come: il classico “bastone e carota”, il premio per il raggiungimento di un risultato o l’inondare gli uffici di frasi fatte come “se vuoi, puoi”.
Tutti questi sistemi hanno effetti a breve termine e non consentono al collaboratore di trovare la propria motivazione ed esprimere al massimo il proprio potenziale.
Richiamando le parole dell’autorevole Henry Ford:
“Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo.”
La sfida del Manager contemporaneo è riuscire a creare con i propri collaboratori la giusta alchimia, realizzando un progetto a lungo termine puntando sul potenziale che ogni singola persona può esprimere.
E la soluzione è a portata di mano. Qual è? È il Coaching!
Finalmente anche in Italia la metodologia del Coaching si sta diffondendo a macchia d’olio, riscuotendo un inevitabile successo. Successo incentrato sulla sua semplicità e, soprattutto, sul totale cambiamento di visione della persona, non più legata alle prestazioni bensì al suo potenziale.
Timothy Gallwey, padre del Coaching moderno, ha individuato la soluzione nell’essenza del Coaching perché spostando il focus sul potenziale e lavorando sulla sua massima espressione, è possibile ottenere da ogni persona la massimizzazione delle proprie prestazioni.
Come fare per ottenere questo risultato?
Occorre imparare ad utilizzare lo strumento principale del Coaching: le domande.
Fare le domande consente di potenziare le capacità degli collaboratori, in virtù delle proprie risorse e farli arrivare, in totale autonomia, verso nuovi orizzonti superando le convinzioni limitanti.
Perché per un Manager è importante saper fare le giuste domande?
Le giuste domande poste dal Manager al proprio collaboratore aiutano quest’ultimo a prendere consapevolezza delle circostanze dell’attività, portare alla luce del sole i problemi da affrontare, creare obiettivi ed individuare strategie e soluzioni per raggiungerli, tutto in autonomia ed anche a beneficio dell’azienda.
Quest’approccio porta il collaboratore a maturare maggiore fiducia in stesso e sulle proprie capacità, sentendosi parte integrante dell’azienda e vedendo il Manager come un punto di riferimento e non come una minaccia.
La dinamica in questione pone il collaboratore ad avere maggiore consapevolezza dei compiti da portare a termine, perché frutto di una propria scelta. E da ciò, deriva poi un più alto senso di responsabilità.
A questo punto il Manager viene a conoscenza non solo del piano d’azione elaborato, ma anche del pensiero che l’ha creato. Di fatto, è meglio informato sulla situazione e, pertanto, ha un effettivo controllo su ciò che accade. Questo gli consente di potersi occupare delle proprie incombenze, confidando sul comportamento del collaboratore anche in sua assenza.
Il Coaching da al manager un controllo reale, non illusorio, e al collaboratore una responsabilità reale, non illusoria.
Quali domande o riflessioni a suscitato in te questo articolo?
Noi, vogliamo farne una. Per raggiungere grandi risultati c’è bisogno di una grande risorsa: l’Uomo.
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